Questione di stile

E’ una delle birre più note e più apprezzate soprattutto d’estate: chi di voi non ha mai agguantato con estrema soddisfazione un Weizenbecher – il boccale alto, stretto e svasato in cui viene tradizionalmente servita, per esaltarne al meglio la schiuma – in una calda giornata estiva? Come avrete capito stiamo parlando della Weizen, la classica birra di frumento tedesca – Weizensignifica appunto frumento. E’ nota anche come Weiss, bianca, in virtù del colore paglierino e della copiosa schiuma candida: il che rimanda alla sua “cugina” belga, la Blanche, altra birra di frumento ad alta fermentazione, che già abbiamo conosciuto in una precedente puntata della rubrica. Le differenze tra le due sono comunque sensibili: mentre la Blanche utilizza frumento non maltato, spezie ed un suo specifico ceppo di lievito, la Weizen utilizza almeno il 50% di frumento maltato, e ricava i caratteristici aromi di banana, frutta gialla e finanche chiodi di garofano e cannella da un altro specifico ceppo di lievito, diverso da quello belga.

Oltre che dalla schiuma e dagli aromi già citati, è caratterizzata da un corpo fresco e scorrevole nonostante il cereale sia tutt’altro che esile, da una buona frizzantezza, e da un finale che unisce all’amaro delicato una punta acidula – data dal frumento – e leggermente speziata, a beneficio sempre di una freschezza complessiva.

Insieme alla Gose, alla Roggenbier e alla Berliner Weisse – altre birre di frumento -, è tra i pochissimi stili tedeschi a sfuggire al Reinheitsgebotl’Editto di Purezza emanato nel 1516 da Guglielmo di Baviera, che imponeva di brassare utilizzando soltanto malto d’orzo – per poter riservare alla panificazione l’intero raccolto di frumento e segale in tempi di scarsità, dicono gli storici; perché il buon vecchio Guglielmo voleva tenersi tutte per sé le birre di frumento, peraltro le uniche a poter essere eventualmente brassate anche d’estate essendo alte fermentazioni, dicono i buontemponi.

Sia come sia, nei secoli si sono sviluppate diverse varianti ed interpretazioni di questo stile: dalle Hefeweizen, caratterizzate dalla gran quantità di lievito in sospensione; all’opposto delle Kristallweizen, che invece vengono filtrate; fino alle Dunkelweizen – di colore scuro dato dalla tostatura dei malti – e alle Weizenbock, anche queste più scure, dai toni più forti, alcolici e dolci – sulla scia appunto delle Bock, stile tipico della città di Einbeck. Anche B2O ha creato la sua interpretazione della Weizen: è la Jam Session, che, pur mantenendo le caratteristiche di base della tradizione tedesca, vi accosta una luppolatura più significativa dai toni agrumati – che si sposano così con quelli fruttati già descritti sopra. Ottima anche bevuta da sola, a tavola si abbina particolarmente bene alla carne di maiale, data la sua pulizia finale; ma anche a risotti, insalate miste, e carni elaborate in generale.